26 nov 2015
Sorvoliamo su altri episodi che attestano il notevole contributo della città alle campagne per l’indipendenza. Non possiamo però dimenticare il sacrificio di sangue offerto dai nostri giovani durante le due Guerre Mondiali, né l’olocausto di quanti, per amore di libertà, caddero sotto i colpi della repressione fratricida e nei campi di sterminio nazisti. Ne sono rispettiva memoria il Monumento ai Caduti in Piazza Risorgimento (Enrico Butti, 1924) e quello alla Resistenza in Largo Camussi (Arnaldo Pomodoro, 1980).
Altro elemento notevole nella storia recente del Gallaratese è lo sviluppo dato nella nostra brughiera all’industria aeronautica sin dal 1910 con l’Ing. Gianni Caproni e piloti quali Gustavo Moreno, Oronzo Andreani e lo stesso Francesco Baracca. I gallaratesi, all’epoca delle mongolfiere bollati dagli invidiosi “vicini” come “brüsabalun” per l’innata tensione al volo, ebbero ben modo di riscattarsi! Anche attraverso le alterne vicissitudini della storia, Gallarate, cui veniva conferito il titolo di Città con decreto 19.12.1860 a firma del Principe Eugenio di Savoia-Carignano, veniva potenziando il suo ruolo di centro industriale grazie all’imprenditorialità di uomini della tempra di Alessandro Maino, Cesare Macchi, Pietro Bellora, Carlo Borgomaneri, Giuseppe Calderara in campo tessile e Cesare Galdabini nell’industria meccanica e la collaborazione fattiva, pur contrassegnata da immancabili tensioni sociali, di una mano d’opera intelligente e laboriosa. Gallarate fu insomma, a cavallo del nuovo secolo e fino ad anni recenti, la “Manchester d’Italia”, “la città delle cento ciminiere” di cui alcune restano, con i vecchi opifici dai vaghi connotati “liberty” trasformati in centri artigianali, a testimonianza di archeologia industriale in una società votata a ruoli più impersonali.