RAMA DI POMM

Sul finire del XVI secolo, fuori i fossati del borgo di Gallarate, sorgeva lungo
l’antica strada per Milano una cappelletta dedicata alla Madonna delle Grazie, chiamata dal popolo “il gesiolo”.
Il modesto edificio era costituito da una piccola aula rettangolare con dipinta sulla parete di fondo, sopra un semplice altare, la Vergine allattante il Figlio.
Al gesiolo, spesso i contadini ed i borghigiani gallaratesi venivano, mossi da una spontanea devozione.
Sul principio dell’anno 1601, a seguito di alcune guarigioni ritenute miracolose dal popolo, la devozione alla Madonna del gesiolo crebbe anche tra la gente dei paesi d’intorno che numerosa accorreva in pellegrinaggio.
L’autorità diocesana, informata dal prevosto di Gallarate, dopo aver effettuato sopralluoghi ed interrogato numerosi testimoni, dichiarò che i fatti accaduti al gesiolo non avevano alcunché di miracoloso: pur tuttavia, visto che la devozione di gallaratesi non scemava, anzi aumentava, con il consenso dell’Arcivescovo,Cardinale Federico Borromeo, autorizzò la costruzione del Santuario la cui prima pietra fu posata “il giorno di giovedì, decimo nono del mese di dicembre 1602” con grande solennità, presenti il prevosto Orazio Bertarino con il Capitolo della Basilica di Santa Maria Assunta, le confraternite e gran moltitudine di popolo.
“Ed io vidi questo, sia lode a Dio”: così annotava sulla sua rubrica il notaio gallaratese Maurizio Finali, primo storico del Santuario.

L ’11 novembre del 1608, la chiesa era visitata dal Cardinale Federico Borromeo in visita pastorale alla Pieve di Gallarate. La cappella maggiore, chiusa da un assito in legno, risultava terminata nelle strutture mentre la navata era ancora priva di copertura. Sopra un altare provvisorio, dove celebrava la Messa ogni giorno il canonico G.M. Bonomi, primo cappellano del Santuario, era stata trasportata la venerata effige della Madonna, staccata con il muro sottostante dall’antico gesiolo.

Nel 1622, il 25 settembre, coperta la navata e principiata la decorazione interna del tempio, si volle dare una più degna collocazione all’affresco che, tolto dall’ancona di legno, fu collocato solennemente in una ricca cornice marmorea attorno alla quale poi verrà eretto il monumentale altare maggiore.

L’anno 1628, un esercito alemanno scende in Italia alla conquista di Mantova. Tra queste truppe di ventura serpeggia da sempre la peste. Dopo aver infierito su Milano l’epidemia dilaga inarrestabile in tutta l’alta Lombardia.

Nel luglio del 1630, nonostante gride e quarantene, il morbo entra anche a Gallarate. Tutto il borgo ed i villaggi d’intorno ne sono contagiati. Solo a Gallarate, abitata da circa 2500 anime, i decessi superano il numero di 450. In tanta impotente desolazione i gallaratesi si rivolgono all’antica Madonna del gesiolo facendo pubblico voto, se liberati dal contagio, di celebrare solennemente la festa della Presentazione, il 21 novembre, venendo in pellegrinaggio alla Madonna in Campagna.
A loro si uniscono anche gli abitanti di Verghera che, con atto pubblico redatto dal notaio gallaratese Cesare Lomeno in data 17 dicembre 1630, promettono di venire in pellegrinaggio il 21 novembre di ogni anno. Nel novembre dell’anno successivo il flagello scompare. Nasce la festa votiva della Rama di Pomm.


 

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